Alex si sporse dal suo nascondiglio. Vide il palcoscenico
dell’auditorium e al centro una ragazza. Era sicura che fosse la stessa che
aveva rubato il libro, i suoi capelli erano fin troppo particolari per restare
inosservati, erano lunghi, rossi e neri. Non aveva più il mantello, ma
dall’alto non poteva vedere un granché. Le mani le tremavano. Non sapeva che
fare, aveva paura che qualunque cosa avesse fatto sarebbe stata sbagliata. Fece
un lungo respiro profondo. Si sollevò lentamente. Impugnò l’arco. Posizionò la
freccia. Tese l’arco. Il respiro diventava affannato, non riusciva a prendere
bene la mira, le sudavano le mani e le scivolava la freccia. Si tolse gli occhiali
con rabbia, senza riuscire a prendere meglio la mira, anche se vedeva meno da
vicino recuperava quando l’obiettivo era a distanza. Si mise di nuovo in
posizione e stavolta fu più decisa, tese l’arco e scoccò la freccia, che non
emise il minimo sibilo. Aveva paura di uccidere quella ragazza, cosa sarebbe
successo dopo? Sarebbe diventata un’assassina? Ma queste domande non aleggiarono
per molto nella sua mente, dato che la ragazza alzò il braccio, prendendo la
freccia in mano poco prima che la colpisse. Alex trattenne il respiro. Sembrava
quasi che il suo cuore avesse smesso di battere. La ragazza si voltò senza
battere ciglio, fissando gli spalti superiori con i suoi occhi di fuoco. Alex
si abbassò di scatto, cacciò la penna dalla tasca e cominciò a disegnare a più
non posso sulla sua pelle, poi allungò velocemente il braccio per afferrare l’arco,
ma qualcosa lo bloccava. Si voltò. La sua avversaria era lì, un piede
sull’arco, le mani sui fianchi, i capelli sul viso ed un ghigno malefico sulle
sue labbra.
-Cerchi qualcosa bambolina?
Alex non si concesse nemmeno il tempo di pensare, fece un balzo
indietro lanciando i kunai che aveva disegnato sui palmi. La ragazza cacciò
fuori rapidamente due lame che utilizzò per farsi scudo.
-La stessa cosa che cerchi tu di sicuro.
Se fino ad allora era andata in panico ora era decisa più
che mai a farsi valere e a mantenere il sangue freddo. La situazione era
svantaggiosa: lei era portata per il combattimento a distanza, non per quello
ravvicinato, e anche se aveva una mira infallibile era debole e gracilina,
mentre l’avversaria sembrava saper maneggiare bene le sue armi.
La ragazza fece una risatina sommessa, poi si mise in
posizione di combattimento.
-Io sono Nightmare, e cosa cerco lo so solo io.
Le si lanciò contro con una forza inaudita, allora Alex
afferrò l’arco e lo usò per proteggersi, ma l’urto fu fortissimo, e l’arco si
spezzò, mentre lei cadde dagli spalti superiori andando a finire su quelli
inferiori. Cadde sulle poltrone, sentì un dolore lancinante su tutta la
schiena, ma si sforzò ad alzarsi. La nemica si librò in aria, saltando dal
livello superiore ed atterrando perfettamente a terra. Appena la vide Alex
afferrò il coltello che aveva disegnato sulla parte scoperta della sua pancia,
aveva scelto per quello una maglia abbastanza scoperta.
-Nonostante tu sia caduta da lì sopra continui a combattere?
Sei troppo debole, mi fai pena.
Alex fu colta dalla rabbia, avrebbe voluto aggredirla ma
sapeva bene a che gioco stava giocando; se si fosse lasciata andare avrebbe
commesso qualche errore e lei ne avrebbe approfittato.
-Se ti faccio così tanta pena, dimmi dov’è il frammento di
chiave.
Nightmare rise.
-E’ al sicuro con me, di certo non te la consegno se non ti
dimostri all’altezza. Vai via bambina, mi fai solo perdere tempo.
Alex sapeva bene che l’avversaria prendeva tempo solo per
divertirsi un po’ prima di finirla, quel coltellino contro le sue due lame non
valeva niente, e si era anche accorta che del sangue le scendeva da un lato
della bocca, la caduta era stata molto forte e le faceva ancora male tutto. Non
avrebbe mai vinto, le serviva qualcosa.
“Le lame pesano” pensò improvvisamente “sarà abbastanza
lenta”.
Fece tornare il pugnale sul suo corpo per alleggerirsi e
corse a più non posso verso il palcoscenico. Non aveva un piano, ma ad ogni
passo pregava sempre di più per un aiuto.
Night mare inizialmente restò sorpresa, non si aspettava
che una ragazza tanto fredda potesse cedere così all’improvviso, ma cominciò a
seguirla, camminando normalmente, sapeva che la ragazzina non aveva scampo.
Alex andò dietro le quinte. Cercò disperatamente un oggetto
che potesse aiutarla, o anche qualcosa su cui disegnare, quando poi la sua
attenzione ricadde su alcune scenografie che stava preparando per il corso di
teatro. La recita era “Re Artù e i cavalieri della tavola rotonda”. Sorrise.
Nightmare era visibilmente scocciata di tutta quella
faccenda. La chiave era al sicuro nella sua tasca e nessuno gliel’avrebbe
presa. Si chiedeva se quella ragazzina fosse scappata perché aveva paura.
Nonostante quello che le aveva detto si vedeva che era una combattente decisa,
ma era troppo debole per essere temuta da una creatura d’ombra come lei. Era un
peccato uccidere quell’esserino, aveva un bel carattere, si vedeva dalla
scintilla che c’era nei suoi occhi, ma le dispiaceva come può dispiacere
schiacciare un moscerino.
-Cosa c’è? Stiamo giocando a nascondino? Contro fino a tre,
uno… due… e…
-TRE!
Alex sbucò da dietro alle quinte con un’enorme spada in
mano. Aveva preso in prestito Excalibur da Re Artù. “scommetto che non gli
dispiacerà molto” pensò, e attaccò più volte la ragazza, che si parò con le sue
lame. Dopo la serie di attacchi una delle sue lame cadde a terra e Nightmare
tentò di contrattaccare, ma Alex si scansò al momento adatto, colpendo la
nemica dietro la schiena. Nightmare urlò e si accasciò a terra, sputando
sangue.
-Ritornerò… io sono… il tuo incubo…
Detto questo si dissolse in una nube nera, e a terra restò
un piccolo frammento dorato. Il frammento della chiave. Alex lo raccolse da
terra.
-Eccoti qua.
Dopo un attimo di respiro si diresse verso il laboratorio
di chimica. Mentre correva pensò alla minaccia che le aveva fatto Nightmare
prima di morire, ma non era preoccupata. Se Nightmare sarebbe tornata sotto
forma di incubo allora la sua fantasia l’avrebbe sicuramente sconfitta di
nuovo.